Bagnata dal Mar Ionio e dal Mar Tirreno per circa 800 chilometri di costa e separata dalla Sicilia dallo stretto di Messina, la Calabria può essere quasi considerata un’isola. Il suo territorio caratterizzato da coste rocciose alternate a litorali sabbiosi, valli, fiumi e montagne, genera un clima molto diverso tra i due versanti. Questo aspetto ha permesso di proteggere i vitigni autoctoni.
Quando i Greci arrivarono in Calabria, vi assegnarono il nome di Enotria, “Terra del vino” perché la coltivazione della vite e la produzione vinicola erano già molto diffuse. Alla fine dell’800 la fillossera non risparmiò neanche questa regione, che subì l’abbandono delle aree vitate fino alla completa distruzione dei vigneti. La ricostruzione della Calabria vinicola è stata lenta e graduale e come tante altre regioni del Sud Italia che producevano vini con un’alta gradazione alcolica, anch’essa per molti anni ha fornito vini da taglio sia ai produttori del nord Italia sia a quelli esteri. Oggi però, la tenacia dei produttori ha generato l’affermazione di realtà produttive e vini importanti.
La Calabria vinicola presenta un’estensione di 10.656 ettari (dati ISMEA 2017), i vitigni a bacca nera occupano circa il 75% della produzione, con un 38% rappresentato dai DOP ed un 33% dalle IGP. Proseguendo da Nord a Sud, le principali zone vitivinicole sono il Cosentino e il Lamentino sul versante tirrenico, il Cirotano e la Locride, su quello ionico.
Il primo vino ad aver ottenuto il riconoscimento di Denominazione di Origine Protetta (1969), è stato il Cirò prodotto nella provincia di Crotone dal gaglioppo, il vitigno a bacca nera più rappresentativo della Calabria vinicola, i cui grappoli piccoli, con buccia spessa e di colore nero-violetto, maturano nella prima decade di ottobre e danno vini freschi e sapidi. Chiamato dagli antichi greci Kremisi, il Cirò ha una storia di rinascita recente, proveniente da rese per ettaro più base e dall’utilizzo di migliori tecnologie produttive. Il Cirò rosso può essere abbinato alle tradizionali “frittole” (ovvero le parti meno nobili del maiale, come lardo, cotenne, stinchi, guancia e anche cartilagini, lasciate cuocere nel grasso della cotenna a fuoco molto lento).
Tra i vitigni a bacca bianca, il più caratteristico è il greco bianco. I suoi grappoli coltivati nella provincia di Reggio Calabria, si presentano medio – piccoli con la buccia verde – gialla e maturano verso la fine di settembre dando vini intensi, dai caratteristici sentori minerali e fruttati. L’abbinamento consigliato porta sicuramente ad un piatto di pesce, magari del tradizionale pesce spada alla ghiotta.
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