Il Nero d’Avola è considerato il principe dei vitigni a bacca nera della Sicilia, nonché il vitigno autoctono siciliano per antonomasia con circa 12.000 ettari di superficie coltivata. Oggi è allevato in tutta l’isola ma l’area d’origine è la provincia di Siracusa, nelle località di Noto, Eloro e Pachino, con il loro clima ventilato, mitigato dalle brezze marine e riparato a nord dai monti Iblei.
Introdotto nell’isola durante la colonizzazione greca con il tradizionale sistema di coltivazione ad alberello, il Nero d’Avola viene chiamato anche Calabrese, probabilmente proveniente dal termine dialettale calaulisi (o calarvisi) formato dalle parole “calea” e “aulisi” che indicano appunto l’uva di Avola, città nella provincia di Siracusa. Nonostante il nome, non è mai stata accertata alcuna traccia del vitigno in Calabria.
Nell’Ottocento i vini prodotti nel territorio siracusano erano acquistati dai francesi come “vini da taglio”, per dare corpo e colore ai loro rossi, ma grazie alla maggior attenzione verso la selezione in vigna e le vinificazioni, il Nero d’Avola ha raggiunto alti livelli di eleganza e armonia e maggiori potenzialità con l’invecchiamento, senza abbandonare la sua caratteristica struttura ed intensità.
Il vitigno ha una pianta vigorosa, con grappoli medio-grandi ed acini dalla buccia di colore blu-nero. La maturazione avviene tra la fine di agosto e la prima metà di settembre, in base all’altitudine dei vigneti e alle condizioni climatiche. Il vino dal colore rubino intenso con l’invecchiamento assume toni granati, e le percezioni al naso variano dalla tipica nota floreale di viole e fruttata di amarena, prugna e more, ai sentori di spezie, carrubba e cannella. Per via dell’alta componente zuccherina delle uve il grado alcolico del vino si presenta piuttosto elevato, arrivando oltre il 15%.
Uno dei vini simbolo dell’enologia italiana e internazionale, è il Duca Enrico, prodotto per la prima volta nel 1984, dall’azienda Duca di Salaparuta grazie all’intuizione di Franco Giacosa. Si tratta del primo Nero d’Avola in purezza nella storia dei vini siciliani, che nasce dalle uve provenienti dalla Tenuta di Suor Marchesa, a Riesi, comune del nisseno.
Oggi il Nero d’Avola è utilizzato in blend con il Frappato per la produzione del Cerasuolo di Vittoria DOCG, nella provincia di Ragusa, ma anche assemblato con Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah. È però la vinificazione in purezza che ne fa uno dei più grandi vini rossi italiani: di struttura, intenso, caldo, armonico. Si abbina molto bene ai piatti saporiti della cucina siciliana: carni rosse come ad esempio un piatto di cavateddi al sugo di maiale, e carni bianche, come il coniglio alla Stimpirata (cunigghiu ‘a stimpirata in dialetto). Nelle sue versioni più giovani, può essere abbinato a formaggi di media stagionatura oppure anche a una tagliata di tonno. A ragion veduta può essere considerato un vino per abbinamenti a tutto pasto, ad eccezion fatta per il dessert, ma questa è un’altra storia…
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