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La Produzione vitivinicola italiana

produzione

Quando si parla della produzione vitivinicola italiana, si fa riferimento ad una delle realtà più interessanti nel panorama mondiale. L’Italia vanta infatti una produzione diversificata favorita da una grande varietà di vitigni che crescono in condizioni climatiche diverse, lungo tutta la penisola. Dalle regioni dell’arco alpino con i loro inverni rigidi e le forti escursioni termiche estive, passando per la fascia prealpina e collinare, con il clima continentale, si incontrano i terreni attorno ai laghi e le coste più ripide, dove il clima è mediterraneo e le brezze marine favoriscono ulteriormente l’allevamento della vite, la coltivazione dell’ulivo e degli agrumi, per poi giungere via via sempre più a sud, dove prevalgono il caldo e la siccità.

La vitivinicoltura italiana comprende 408 DOP (77 DOCG e 331 DOC) e 118 IGP.

Tra la metà dell’800 e i primi decenni del 900 l’azione della fillossera ha causato la scomparsa di molte varietà, ma negli ultimi anni si stanno riscoprendo numerosi vitigni storici come: Nebbiolo e Barbera, in Piemonte e in Lombardia, Teroldego in Trentino, Pignolo e Picolit in Friuli Venezia Giulia, Raboso e Glera in Veneto, Lambruschi in Emilia, Sangiovese in Romagna e Toscana, Verdicchio nelle Marche, Sagrantino in Umbria, Montepulciano in Abruzzo, Fiano in Campania, Primitivo in Puglia, Aglianico in Basilicata e Campania, Nero d’Avola in Sicilia.

Nel panorama vitivinicolo italiano non mancano neanche i vitigni internazionali, primo fra tutti a bacca bianca, lo Chardonnay, ma troviamo anche il Sauvignon blanc, il Riesling, il Müller Thurgau, il Pinot bianco e grigio; a bacca nera primeggia il Merlot, ma sono presenti anche il Cabernet Sauvignon, Cabernet franc, Pinot nero e Syrah.

Volendo fare un tuffo nel passato, la produzione vinicola in Italia è documentata già verso il 2000 a.C. ad Agrigento, Messina e Catania, quando il vino era un simbolo sociale ma anche economico, politico e religioso.

Nel Medioevo a fronte del generale decadimento della produzione vitivinicola europea, in Italia i vignaioli incrementano il lavoro delle cantine, ma la scarsa pulizia all’interno porta alla repentina ossidazione dei vini per cui ciò che preme è liberarsene il prima possibile, così il Nord Italia inizia a ricorrere ai vini prodotti al Sud, ricchi di alcol etilico, per rafforzare i prodotti troppo deboli.

Dopo un lungo periodo di decadenza accentuato dalla devastante azione dell’oidio e della fillossera, gli anni 60 del secolo scorso segnano un’importante fase nella storia del vino italiano. Finita la mezzadria, nascono le prime cantine sociali generando una maggiore cura del vigneto ed una razionalizzazione delle produzioni, viene istituita la DOC e successivamente la DOCG (1980), nasce la figura dell’enologo che insieme ai proprietari dei vigneti, sceglie nuove varietà e mira a razionalizzare quelle esistenti.

Da quel momento il percorso della produzione vitivinicola italiana oscilla tra tradizione e innovazione, vitigni tradizionali e internazionali, invecchiamento in barrique o botti. Tra le regioni che hanno intrapreso la strada del nuovo, spiccano la Toscana con la nascita tra il 1968 e il 1975 dei Supertuscan (Vigorello di San Felice, Sassicaia e Tignanello) e il Piemonte.

Nel campo delle esportazioni, l’Italia occupa il secondo posto, preceduta dalla Francia e seguita dalla Spagna. Le regioni che all’estero riscuotono maggior successo sono: Veneto (Prosecco), Piemonte (bollicine d’Asti), Toscana, Trentino Alto – Adige, Emilia Romagna, Lombardia.

Oggi il vino ha un valore edonistico, ma il suo consumo è sempre più basato sulla ricerca della tipicità.

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